Ti aspetteresti, raggiungendo Milis per goderti la rassegna novembrina dei vini novelli della Sardegna, di trovare un paese adagiato tra vigne ormai abbrunate,
oltre che tra i famosi agrumeti per cui dire “arance di Milis” è come citare le “angurie di Arborea”, una sorta di indiscusso sigillo di qualità utilizzato talune volte in malafede da rivenditori disonesti quale specchietto per le allodole per noi sprovveduti consumatori.
Invece no, Milis non ha nessuna cantina sociale, ma ospita appunto una delle più importanti rassegne di vini novelli della Sardegna, anche se poi,prima di ripartire, più che di bottiglie fai la scorta di cassette di agrumi, venduti a quintali, per cui ti tocca pure fare la fila, perché andare via dalla “vega di Milis” senza arance è come andare a Roma e non vedere il Colosseo…
Invece no, Milis non ha nessuna cantina sociale, ma ospita appunto una delle più importanti rassegne di vini novelli della Sardegna, anche se poi,prima di ripartire, più che di bottiglie fai la scorta di cassette di agrumi, venduti a quintali, per cui ti tocca pure fare la fila, perché andare via dalla “vega di Milis” senza arance è come andare a Roma e non vedere il Colosseo…
Questo grazie anche all’intraprendenza dei milesi: non a caso si vocifera che tra alcuni storici serpeggi da tempo una tesi secondo la quale a raggiungere l’America prima di Colombo non sarebbero stati i Fenici, né tantomeno i Vichinghi,
entrambi popoli di grandi navigatori ma evidentemente di poco ingegno, bensì i ben più intraprendenti abitanti di Milis. Le prove? Si dice che Colombo, raggiunta l’America e baciata la terra, sia stato prontamente raggiunto non da indios ma da milesi, che lo aspettavano per vendergli le arance. Pare però che questa tesi sia poco avvalorata dagli studiosi più seri… mah, staremo a vedere! Che si tratti dell’ennesima bufala???
Dopo pochi km di deviazione dalla 131, Milis ti accoglie con un bel viale che costeggia l’alto muro del cimitero e la sua deliziosa chiesa romanico-lombarda di San Paolo apostolo, con portali monumentali, con agrumeti che nascondono suggestive e decadute ville rurali e che hanno nomi che richiamano antiche appartenenze: Villa Pernis, “S’ortu de is paras”…., capaci di affascinare
Dopo pochi km di deviazione dalla 131, Milis ti accoglie con un bel viale che costeggia l’alto muro del cimitero e la sua deliziosa chiesa romanico-lombarda di San Paolo apostolo, con portali monumentali, con agrumeti che nascondono suggestive e decadute ville rurali e che hanno nomi che richiamano antiche appartenenze: Villa Pernis, “S’ortu de is paras”…., capaci di affascinare
i viaggiatori dell’ottocento, che ne riportarono descrizioni entusiastiche:
Il più bel paesaggio che la Sardegna deve all’industria umana è la foresta di aranci di Milis. Non dimenticate quel paradiso terrestre e scriverete nel vostro libro d’oro una giornata delle più care della vita: se avete il cuore d’artista… (P. Mantegazza, 1869) ; O cara Orangerie di Versailles, monumento del grande secolo, quanto le vostre fontane di marmo, le vostre mirabili volte, capolavori degni della grandezza romana, quanto tutta la vostra regale magnificenza era lontana dagli incanti che la natura ha prodigato alla solitaria valle di Milis! (Valery, 1834).
Il più bel paesaggio che la Sardegna deve all’industria umana è la foresta di aranci di Milis. Non dimenticate quel paradiso terrestre e scriverete nel vostro libro d’oro una giornata delle più care della vita: se avete il cuore d’artista… (P. Mantegazza, 1869) ; O cara Orangerie di Versailles, monumento del grande secolo, quanto le vostre fontane di marmo, le vostre mirabili volte, capolavori degni della grandezza romana, quanto tutta la vostra regale magnificenza era lontana dagli incanti che la natura ha prodigato alla solitaria valle di Milis! (Valery, 1834).
La Marmora ne parla come del giardino delle Esperidi, le ninfe della mitologia greca custodi di giardini dai “pomi d’oro, figlie di Atlante. Sergio Frau avrà sicuramente apprezzato…
Deve essere stato allora davvero incantevole, il paesaggio intorno a questo paese dai viali di aranceti
Deve essere stato allora davvero incantevole, il paesaggio intorno a questo paese dai viali di aranceti
- mica di ordinari platani o ippocastani - che in primavera profumano di zagare e in inverno si decorano con sfere dorate, manco fossero alberi di Natale!
L’ ipotesi diventa certezza quando raggiungi lo splendido neoclassico Palazzo Boyl, nell’ottocento immerso in un giardino, ora sfondo scenografico della piazza Martiri, sulla quale si affaccia anche la chiesa parrocchiale di San Sebastiano, risalente al XVII sec.
Il palazzo - assolutamente da visitare - che ha subito interventi di completamento quali l’attiguo anfiteatro, così adeguati da essere citati come esempio
L’ ipotesi diventa certezza quando raggiungi lo splendido neoclassico Palazzo Boyl, nell’ottocento immerso in un giardino, ora sfondo scenografico della piazza Martiri, sulla quale si affaccia anche la chiesa parrocchiale di San Sebastiano, risalente al XVII sec.
Il palazzo - assolutamente da visitare - che ha subito interventi di completamento quali l’attiguo anfiteatro, così adeguati da essere citati come esempio
positivo da Vittorio Sgarbi (che quando parla di arte è una persona seria e credibile), mantiene intatto il suo fascino antico, con le sue ampie sale dai mosaici pavimentali e arredi che riportano alla memoria i tempi andati e gli antichi proprietari, i potenti marchesi Boyl (di origini spagnola, ma in Sardegna dal 1300); ospita mostre temporanee (qualche anno fa la prestigiosa “Atlantikà”, prima che fosse allestita a Parigi, ora credo sia a Roma, da non perdere!!!), un giovane ma già delizioso museo del gioiello e del costume sardo, in ambienti sapientemente riconvertiti
con professionalità e con armonia, sale per convegni ed esposizioni.
Quando poi all’imbrunire si accendono le prime luci e dall’alto, dalle finestre delle sale del museo, scorgi la piazza, le palme lievemente mosse dal vento e un pezzo di cielo incredibilmente azzurro forse anche per uno strano gioco di luci, ti vengono in mente gli illustri personaggi che soggiornarono qui, ospiti dei Boyl, e cerchi di ricordarne i volti e di immaginarne lo sguardo, magari in una sera suggestiva come questa: Grazia Deledda, Gabriele D’Annunzio, Alberto La Marmora
Quando poi all’imbrunire si accendono le prime luci e dall’alto, dalle finestre delle sale del museo, scorgi la piazza, le palme lievemente mosse dal vento e un pezzo di cielo incredibilmente azzurro forse anche per uno strano gioco di luci, ti vengono in mente gli illustri personaggi che soggiornarono qui, ospiti dei Boyl, e cerchi di ricordarne i volti e di immaginarne lo sguardo, magari in una sera suggestiva come questa: Grazia Deledda, Gabriele D’Annunzio, Alberto La Marmora
, Honorè de Balzac…..Già, anche quel Balzac che con disprezzo scrisse, dopo un viaggio in Sardegna:..Ho visto un intero regno desertico, veri selvaggi….Ho traversato foreste vergini. Niente da mangiare.. In una regione gli abitanti fanno un orribile pane riducendo in farina le ghiande della quercia verde e mischiandola con argilla: a due passi dalla bella Italia. Uomini e donne vanno nudi con un brandello di tela, uno straccio bucato per coprire il sesso. Lo lessi e mi crollò un mito, da buona sarda d.o.c. indignata e offesa.
Non capivo il motivo di tanta acredine finché, nella sua straordinaria trasmissione di Radiouno “Con parole mie” Umberto Broccoli, grande appassionato della Sardegna che conosce bene a partire da Cornus, dove partecipò a campagne di scavi archeologici quando pareva che la carriera di brillante docente universitario di archeologia cristiana fosse il suo futuro, svelò il mistero: Balzac arrivò in Sardegna con l’ideuzza di comprarsi a poco prezzo qualche miniera e di arricchirsi. Insomma, trattavasi di volgare viaggio d’affari. Le cose però gli andarono così male che se ne rientrò in Francia con le pive nel sacco e con il dente, o meglio il pennino, avvelenato. Avete presente la volpe e l’uva? Calza a pennello.
Purtroppo i milesi non avevano a quei tempi ancora inventato la rassegna dei vini novelli: ci fosse stata, Balzac si sarebbe sicuramente consolato presto, avrebbe riscritto “Eugenia Grandet” regalando a quella disgraziata una vita più felice, e avrebbe sostenuto che il pane di ghiande è il più saporito della terra e che gli uomini e le donne della Sardegna sono, senza dubbio alcuno, i più eleganti e i più raffinati del mondo.
Purtroppo i milesi non avevano a quei tempi ancora inventato la rassegna dei vini novelli: ci fosse stata, Balzac si sarebbe sicuramente consolato presto, avrebbe riscritto “Eugenia Grandet” regalando a quella disgraziata una vita più felice, e avrebbe sostenuto che il pane di ghiande è il più saporito della terra e che gli uomini e le donne della Sardegna sono, senza dubbio alcuno, i più eleganti e i più raffinati del mondo.
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Milis o Regnu de Migil Nel suo libro abbondante di citazioni e di avvenimenti, Gianni Ari è risalito dalla costa del mare, al monte, seguendo l'itinerario di chi ha creato il suo mondo, di chi ha fatto grande un sito diventato leggenda, di chi, da Milis... Autore: Gianni Ari Casa Editrice: ed Anno: 1998 Pagine: 170 Prezzo: € 16.53 |