Giuseppe Musio
1797-1876


Magistrato e uomo politico. Nacque a Bitti nel 1797.

Iniziò la carriera a Torino presso il consiglio supremo di Sardegna; la proseguì a Cagliari, a partire dal 1822, divenendo reggente della segreteria di stato ed assumendo l'incarico di predisporre l'abolizione del feudalesimo nell'isola. Fu poi presidente di sezione della Reale Udienza e, dal 1847, presidente capo della corte di cassazione a Torino, ruolo che rivestì in seguito, dal 1855, a Nizza, e dal 1860 ad Ancona.

Difese sempre la propria autonomia di giudizio, fatto che non lo rese ben accetto né al governo assoluto né a quello costituzionale. Dimostrò realismo politico nelle vicende sarde del 1847-1848, quando sostenne la "fusione" condizionata della Sardegna al Piemonte e l'esigenza di ottenere opportune provvidenze economiche e misure legislative come primo passo per le ricchezze dell'isola.

Dal 1848 fu senatore del regno, segnalandosi per l'indipendenza del carattere, la cultura, l'eleganza e la sistematicità degli interventi, tanto da essere considerato uno dei più qualificati rappresentanti del parlamento italiano dell'età della destra. Intervenne sui temi centrali, interni e internazionali, del momento storico: caldeggiò l'unità d'Italia e fu contrario alla cessione di Nizza. Intervenne sul riordinamento giudiziario del nuovo stato unitario. Sollevò questioni sarde di estremo interesse, in particolare l'abolizione degli ademprivi, facendo valere le ragioni delle popolazioni isolane contro le pretese del demanio statale.

Morì a Roma nel 1876.