San Gavino
Età dioclezianea


Martire originario di Turris Libisonis (Porto Torres). La sua triste e avventurosa vicenda è collegata da una tarda Passione, scarsamente attendibile, a quella dei santi Proto e Gianuario: il primo presbitero, il secondo diacono, che sarebbero stati entrambi turritani.

Si racconta che i due, in virtù degli editti anticristiani emanati dai cesari Diocleziano e Massimiano, furono denunciati al governatore della Sardegna, Barbaro, che li convocò in Corsica, dove in quel momento si trovava. Dopo aver tentato di ricondurli, inutilmente, alla fede pagana, rientrato in Sardegna, Barbaro li affidò ad un soldato di nome Gavino- cuidam militum nomine Gavino - che, istruito nella fede cristiana dai suoi prigionieri, si convertì e li liberò.

Giunto a conoscenza di ciò, il governatore ordinò l'esecuzione di Gavino. Questi, mentre andava al supplizio, accettò da una donna cristiana un velo per bendarsi gli occhi e affrontò così, serenamente, il martirio. Subito dopo Gavino apparve a Proto e Gianuario, inducendoli a costituirsi. Barbaro comandò così che fossero decapitati.

Di questa tradizione solo pochi dati vengono ritenuti credibili dagli studiosi: il fatto che Gavino sia stato martirizzato a Porto Torres, probabilmente al tempo di Diocleziano, il 25 ottobre. Infatti, in importanti documenti storici come il condaghe di San Pietro di Silki, la Carta de Logu e gli statuti di Sassari e di Porto Torres, il mese di ottobre è detto Sanctu Gavini o Aini e nel Logudoro il Santo dà tuttora nome al mese.

Porto Torres ha elevato diverse chiese in onore dei suoi martiri. Sul luogo del martirio è sorta la chiesetta di San Gavino di Balai Lontano o Santu Aingiu Iscabizzadu; sul luogo della prigionia e della prima deposizione la chiesa di San Gavino a Mare o di Balai Vicino, comunicante con l'ipogeo che conteneva le sepolture. La bella basilica romanica di Monte Agellu ospitò invece, secondo la tradizione, i corpi dei martiri traslati dalla chiesa di San Gavino a Mare.