San Lussorio o Rossore
Età dioclezianea
Martire il cui supplizio avvenne nei pressi di Forum Traiani (Fordongianus), il 21 agosto di un anno non precisabile, durante le persecuzioni cristiane attuate dai cesari Massimiano e Diocleziano.
Del suo culto si apprende per la prima volta da una lettera indirizzata dal papa Gregorio Magno, nel luglio del 599, a Gianuario vescovo di Carales; vi si cita un monastero dedicato a Gavino e Lussorio (monasterium sanctorum Gavini atque Luxurii), due santi strettamente uniti nel culto, anche se i dati agiografici del Martirologio Geronimiano e delle Passiones li localizzano in due centri distinti dell'isola, a Turris Libisonis il primo, a Forum Traiani il secondo.
Secondo la tradizione, che non offre elementi storici di rilievo, Lussorio era un pagano che militava sotto i vessilli romani, al tempo di Diocleziano, svolgendo l'attività di apparitor, cioè impiegato subalterno, del governatore Delfio.
Si narra che il nostro, mentre era a Carales, si dedicasse alla lettura dei Salmi, fino ad abbandonare la religione dei padri per abbracciare il cristianesimo. Incarcerato e rifiutatosi di abiurare il nuovo credo, fu decapitato in una località deserta, in deserto loco (Forum Traiani).
Poco lontano dalla moderna Fordongianus è presente la chiesa di San Lussorio, dell'XI secolo, che insiste su una cripta rettangolare absidata, datata al IV secolo, ritenuta il luogo di sepoltura del martire.
La Passio di San Lussorio intreccia la vicenda del Santo con quella di Cesello e Camerino, due fanciulli neofiti cristiani che, a causa della loro religione, sarebbero stati imprigionati per volere del governatore Delfio. Si racconta che quest'ultimo, dopo aver tentato inutilmente di riconvertirli alla religione pagana, decise di condannarli a morte; i due bambini vennero trucidati a Carales e i loro corpi straziati furono dati in pasto ai cani. I resti dei corpi furono sepolti in seguito nella stessa città, sul luogo della futura chiesa di S. Lucifero.