Vincenzo Sulis
1758-1834


Notaio, patriota e memorialista. Nacque a Cagliari nel 1758 da una famiglia del popolo e fu, giovanissimo, un rispettato capobanda dei quartieri di Villanova, Stampace e Marina.

Avviato intorno ai vent'anni, da un magistrato, alla professione di notaio, e sposatosi, visse da agiato borghese fino ai quaranta. Quando, nel 1793, la flotta della Francia rivoluzionaria si affacciò nel porto di Cagliari, bombardando la città sguarnita, il Sulis, insieme a Gerolamo Pitzolo, combatté valorosamente respingendo il nemico.

Dopo il rifiuto, da parte del governo sabaudo, delle "cinque domande", il Sulis fu protagonista delle insurrezioni antipiemontesi che ebbero come evento principale la cacciata del viceré da Cagliari il 28 aprile del 1794. Accusato di complotto, fu condannato al carcere a vita e rinchiuso, inizialmente, nella Torre cagliaritana dell'Aquila e, dal 1799, nella Torre dello Sperone di Alghero (oggi Torre Sulis). Qui visse in condizioni disumane fino al 1821, quando fu graziato dal re Vittorio Emanuele.

Sospettato di essere implicato nei disordini di Alghero, fu, nel 1822, imprigionato per nove mesi nella Torre della Guardia Vecchia di La Maddalena. Liberato dalla prigionia, fu condannato all'esilio perpetuo nell'isola, dove morì nel 1834.

La fama del Sulis, oltre che alle avventurose vicende della vita, è legata alla sua Autobiografia, nata per l'incoraggiamento dello storico Pasquale Tola, che il Sulis ebbe modo di incontrare a La Maddalena nel 1829, e che fu completata nel 1833. Pur scritta nell'Ottocento, l'opera è un classico del genere memorialistico settecentesco, con ordinata esposizione dei fatti tesi a dimostrare l'eccezionalità e l'esemplarità della vita dell'autore.