Vincitori: Raimondo P., Barabara V., Alberto P., Dany, Chicco F., Piera, Paola S., Pardula, Valeria F., Alessandra P., Salvatore F., Annika, Bea S., Carlo S., Paolo T. | |
Chiesa di San Giovanni Battista - Pula (CA) L’attuale chiesa parrocchiale è stata costruita nel 1899 sopra le fondamenta dell’antica chiesa. Fu consacrata da Monsignor P. Balestra il 20-11-1910. Per tradizione si crede che la parrocchia sia stata eretta nel 1400. Si trova in campagna la chiesa di Santa Margherita. Restano ruderi della chiesa di San Michele in Monte Santo, a 850 m. Sorta dopo la distruzione di Nora, che esisteva fortificata e presidiata fino al secolo X. Dipendente dal Giudicato di Cagliari, curatoria di Nora; poi passò alla curatoria di Capoterra; passò ai Pisani e poi agli Aragonesi che la incorporarono alla contea, poi marchesato (1703), di Quirra. Nora ci ricorda gli scavi attuali con ricco documentario della civiltà punico-romana e la Sagra di Sant’Efisio dal 1 al 4 maggio di ogni anno. Più ad ovest di Nora gli scavi dell’antica città di Bittia. (v. Guida della Sardegna). (da “Karalis nostra ‘56”) http://www.diocesidicagliari.it |
Vincitori: Daniela C., Nugoresu, Giuseppe U. | |
Nuraghe Cabu Abbas o Riu Mulinu - Olbia (OT) Il Nuraghe Cabu Abbas o Riu Mulinu si trova in Sardegna nel territorio della Gallura nel comprensorio del comune di Olbia. Il monumento nuragico posto su una collina dalla quale si domina la città di Olbia, è databile al 1400 a.c. . La sua planimetria rivela una grande muraglia circolare con due ingressi contrapposti uno a nord e l'altro a sud. All'interno della muraglia vi è un piccolo nuraghe monotorre di pianta canonica con due nicchie ed un pozzetto, forse per il deposito degli alimenti. La muraglia ha dimensioni ragguardevoli ed è conservata per alcuni tratti in buono stato come potete vedere anche dalle foto. Lo scavo del nuraghe avvenne nel 1939 e restitui agli archeologi alcuni bronzi: raffiguranti una donna che reca sul capo un vaso, alcuni pugnaletti ed un falcetto. Raggiungere il Nuraghe Cabu Abbas o Riu Mulinu: Partendo da Olbia, seguite le indicazioni per "Zona industriale" e "Porto industriale", prima di arrivare alla rotonda che immette nel porto industriale vi è un cartello sulla sinistra, con l'indicazione "Nuraghe Cabu Abbas o Riu Mulinu". Seguite poi tutti gli altri cartelli indicatori del nuraghe per poi attraversare la piccola località di "Osseddu", oltrepassate le poche case del paese, la strada acquista pendenza fino ad arrivare ad un parcheggio per auto dove noterete anche la presenza di una fontana di acqua sorgiva. Lasciate l'automobile nei pressi della fontana e proseguite a piedi per circa 20 min. lungo un sentiero di pietra che s'inerpica nella collina. Il nuraghe si presenterà alla vostra vista inaspettatamente una volta giunti in un piccolo slargo dove la vegetazione si dirada. http://www.residencelarosa.it |
Vincitori: Giampiero C., Bea S., Barbara V., Daniela M., Samuele G., Tina, Giancarlo D., Gian Piero C., Piera, Giorio P., Gabriela P., Daniele M., Luciana P., Paola B., Antonio C., Claudio G., Salvatore P., Giuseppe U., Laura C., Eleonora F., Alessandro M., Tomasina P., Giuseppina C. | |
Basilica di San Pietro di Sorres - Borutta (SS) La basilica di S. Pietro di Sorres si erge maestosa sull'estremo lembo orientale del pianoro omonimo, a circa 540 metri sul livello del mare. E' di stile romanico-pisano. La sua costruzione è stata iniziata durante il pontificato del Beato Goffredo da Meleduno (1171-1178), e probabilmente condotta a termine nella prima metà del 1200. FACCIATA Appare subito che la basilica è formata da una navata centrale, fiancheggiata da due navate laterali più piccole. E' molto decorata da intagli e da intarsi, da cornici, archi, pilastri e colonnine. Nelle lunette degli archi spiccano gli intarsi a cerchi, rombi e croci; in alto, filari di pietra scura. La pietra scura che appare come elemento decorativo della facciata, come in tutto il resto dell' edificio, è la pietra vulcanica, detta basalto, che abbonda nell' isola. La facciata è rivolta ad ovest e porta tre finestrelle rotonde e, al centro, una finestra bifora. Sulla faccia della soglia del portale si trova l'unica scritta di tutto il monumento: una crocetta e il nome MARIANE MAISTRO. Forse vuole indicare il maestro d'arte che ha diretto la costruzione. INTERNO DELLA BASILICA L'interno della basilica è a tre navate: una centrale e due laterali. Otto pilastri, a guisa di otto grandi tronchi d'albero, sostengono con gli archi le volte delle navate; l'architettura è forte ed insieme elegante per il variare della pietra chiara e scura. I pilastri sono cruciformi, perché hanno la pianta a croce greca. Gli archi della navata centrale sono a tutto sesto, cioè a semicerchio, mentre gli archi delle navate laterali sono a sesto rialzato e leggermente a forma di ferro di cavallo, allo scopo di contenere le spinte delle volte e scaricarne il peso sulle lesene perimetrali. Le volte sono a crociera rialzata, come una vela quadrangolare gonfiata dal vento. Dal piano della platea con una leggera gradinata si sale al piano del presbiterio dove è collocato l'altare basilicale a forma di mensa sostenuta da sei colonnine. Dietro l'altare è l'abside quasi semicircolare, nella quale è la nicchia che forma la cattedra episcopale. A circa metà altezza nell'abside si apre una finestra alta e stretta a strombatura per lasciare entrare la luce. Altre monofore della stessa forma sono distribuite nelle pareti delle navate e lasciano entrare quel tanto di luce necessaria senza togliere quella silenziosa penombra che sembra un suggerimento alla preghiera. Poche le sculture di rilievo: il pulpito di stile gotico; un sarcofago che la tradizione indica come la tomba del Beato Goffredo da Meleduno, vescovo di Sorres. A lui si attribuisce anche l'immagine scolpita nella pietra sopra il sarcofago. Più tardiva, 1400 circa, la statua lignea che rappresenta Maria, Madre di Gesù, col titolo di Madonna delle Grazie e Regina di Sorres. SACRESTIA E SALA CAPITOLARE Da una porta vicina all'altare si può passare nella sacrestia formata da due ambienti coperti da volta ogivale. Dalla sacristia si può passare nella sala capitolare per la maggior parte ricostruita sotto la direzione del P. Agostino Lanzani. E' coperta con volta a botte. Attualmente ospita una ‘Via Crucis’ composta da 15 litografie del pittore contemporaneo Aligi Sassu. ESTERNO DELLA BASILICA L'esterno della basilica è dato, oltre che dalla facciata di cui si è parlato, dal lato sud e dal lato nord, e dall'abside esterna rivolta ad est. L'abside è particolarmente pittoresca quando al mattino è illuminata dal sole. II suo frontone è arricchito dalla loggetta cieca formata da due pilastrini d'angolo e da quattro colonnine a sostegno dei cinque archi ascendenti verso il centro dove si trova la croce a intarsio esattamente come nel frontone della facciata. Nell'abside troviamo la continuazione di elementi decorativi già esistenti sui fianchi: il fregio a denti di sega, le mensoline, i filari di pietra scura, gli archetti pensili con gli intarsi nelle lunette. Questi intarsi sono dei veri ricami geometrici nella pietra. Sui lati nord e sud, e anche nell' abside, si trovano le eleganti strombature delle finestrelle o monofore proprie dello stile romanico. Una particolarità del lato sud sono le due porte laterali con arco di scarico. Tanto sul lato nord che sul lato sud in basso si notano delle strutture murarie di fattura antica: fanno pensare che l'attuale basilica fu, probabilmente costruita utilizzando in parte le fondazioni di una chiesa precedente più piccola. E' certo che all'attuale basilica fu aggiunto un corpo di fabbricato che comprendeva la sacristia e la casa canonica: lo si deduce dal fatto che una delle monofore della basilica è totalmente coperta all'esterno dal muro di costruzione e, all'interno della sacristia, continuano le decorazioni e gli archetti del lato sud. http://www.sanpietrodisorres.it |
Vincitori: Bea S., Alessandra P., Giovanni V., Rosa S., Mena P., Ettore G., Cora Z., Alberto M., Laurent U., Luca A., Davide Z., Laura C., Emiliano S., Marco S., Manuela M., Riccardo F., Simonetta G., Valter P., Vanessa M., Daniela M., Raffaele P., Antonio C., Carlo S:, Michela A., Marco P., Ignazio L., Franco C. | |
Scala di San Giorgio - Osini (OG) Lungo la serie di pareti che delimitano ad oriente il vastissimo tavolato calcareo del “taccu” di Osini, si apre la Scala di San Giorgio. Per “scala” la gente del posto intende un accesso ripido ed accidentato attraverso una balza rocciosa. Nel caso specifico si tratta di una gola molto angusta, delimitata da alte muraglie di natura calcarea e dolomitica ed attraversata da uno stretto nastro d’asfalto proveniente dal vicino abitato di Osini. Il suo superamento consente l’accesso al “taccu”, l’unico per chilometri, ad essere agevole. La gola è il risultato di un insieme di fratture verticali delle masse rocciose, senza apprezzabile spostamento delle parti generate. Tale fenomeno prodotto da cause di tipo meccanico è noto in geologia con il termine di “diaclasi”. Una di queste, conosciuta con il nome di “Sa Brecca ‘e Usala” è davvero impressionante. La fenditura attraversa per intero, in senso verticale, la parte ovest della gola sprofondando con uno sviluppo complessivo di quasi 100 metri. E’ scrutabile, senza l’uso di tecniche speleologiche, seguendo una gradinata che ne consente l’accesso ad un’apertura laterale, oppure dall’alto, guadagnando la sommità delle pareti con un sentiero proveniente dall’altipiano. L’aspetto della gola, singolare e maestoso, suscita gran suggestione per l’altezza delle pareti e per la breve distanza che intercorre tra esse. Nel suo punto più profondo, la verticalità può superare i cinquanta metri. Un breve viottolo in salita, inframezzato da gradini, consente di raggiungere uno spettacolare punto panoramico posto sulla parete est del monumento natu-rale. Da qui la vista può spaziare sul vasto scenario del Rio Pardu, dove si scorgono pascoli, boschi e macchie, coltivi, piccoli borghi e all’orizzonte, anche il mare. Nel caso dei comuni di Gairo ed Osini, è facile distinguere i loro vecchi abitati abbandonati nel dopo-guerra a causa di fenomeni franosi ed oggi deserti e di aspetto malinconico. Volgendo lo sguardo ai piedi della rupe“Scala di San Giorgio” affonda le proprie radici nella leggenda che racconta un miracolo operato dal Santo vescovo di Suelli, di nome Giorgio, che giunto da Seui sul far della sera, in prossimità delle alte pareti che sovrastano Osini, ordinò alla montagna di aprirsi al fine di agevolare il suo passaggio per l’abitato, sono interessanti da osservare grossi blocchi di roccia che hanno subito il distacco ed il crollo delle pareti sovra-stanti, sia in epoche remote sia in tempi recenti. Il sito, che gode di una posizione dominante, è ancora oggi chiamato “Su Casteddu”. Il toponimo prende origine dalla tradizione popolare che narra dell’esistenza di un’antica fortezza a guardia del passo. Ad oggi, però, non è stato mai dimostrato nulla in proposito. Al più il ritrovamento di monete di diversi imperatori romani, consente di ipotizzare la presenza di una postazione romana. Il vasto territorio interno, a cui si accede dalla gola, è interessato da fenomeni carsici presenti sia in superficie sia in profondità. Lo testimoniano le forme di erosione visibili ovunque, la ricchezza di sorgenti e le numerose grotte distribuite anche nei territori limitrofi. La più nota di queste, detta “Su Marmuri’ (Ulassai), si apre a breve distanza dall’abitato ed è attrezzata per le visite del pubblico. http://guide.dada.net/sardegna/interventi/2004/03/150759.shtml |
Vincitori: Antonella S., Paola S., Alexandra F., Bea S., Laura C., Tina, Valeria F., Marina C., Riccardo F., Riccardo P. | |
Comune di Pau - (OR) Pau possiede buona parte del Monte Arci ed è in gran parte ricoperto da boschi secolari. La quota più elevata è quella di punta "Su Ventosu" con una quota di circa 681 metri. Nel 1983 il territorio comunale è stato colpito da un grandissimo incendio che ne ha intaccato la bellezza dei boschi. Attualmente si sta riprendendo anche grazie a grandi opere di forestazioni condotte dal Comune di Pau, dalla Forestale e dall'Azienda Foreste Demaniali. Nella località Sennixeddu è anche presente una grande pineta che non sfigura, anzi valorizza, il bosco di lecci, sugheri e roveri. Tutta la zona è ricoperta da fitti e centenari boschi, in parte impenetrabili ed in parte puliti e facilmente visitabili anche dal turista meno esperto. Sennixeddu La zona di Pau ed il suo territorio sono stati, specialmente nel Neolitico, base importantissima, nel Mediterraneo, per la lavorazione ed il commercio dell'Ossidiana. Attualmente l'Amministrazione Comunale sta cercando di recuperare quella notevole ricchezza presente nel territorio Comunale cercando di creare opportunità di lavoro e di commercio nel campo dell'Ossidiana. Uno dei principali passi è stato quello della creazione di una mostra permanente dell'Ossidiana, nella quale si possono ammirare oggetti artistici in ossidiana e pannelli illustrativi sulla lavorazione di tale pietra. Nella piazza antistante il Municipio si possono ammirare due immensi monoliti in ossidiana lavorata. Uno posto nell'aiuola accanto all'ingresso del Municipio è l'altro posizionato nella parte opposta della stessa piazza. Il secondo monolite è stato sistemato in una fontana e presenta delle lavorazioni particolarmente colorate e vivaci. http://web.tiscali.it/comunepau/ |
Vincitori: Antonio P., Antonella F., Piera, Adele F., Paola S. | |
Chiesa di San Basilio - Samugheo (OR) Alla fine del XVI secolo, durante un periodo di carestia, scoppiò a Samugheo una grave pestilenza che falciò un buon numero di abitanti. La peste non accennava a cessare e quando tornava l’estate si manifestava sempre una recrudescenza. Fu allora che gli abitanti, presi dalla disperazione, invocarono San Basilio, promettendogli di edificare una chiesa in suo onore, se il male avesse abbandonato il paese. La peste di li a poco scomparve e cosi pure la carestia e cosi i Samughesi, riconoscenti, si diedero da fare per mantenere la promessa. Festa San Basilio Fontana di San Basilio Furono fatte varie questue per poter costruire la chiesa, che fu ultimata quasi certamente nel 1597.Intorno alla metà del XVII secolo l’edificio, costituito da un'unica navata, fu dotato anche di due piccole campane e nel 1780 furono realizzati gli altari nelle cappelle laterali e dedicati a San Costantino e a Sant’Isidoro. Nel 1878, in seguito ad alcune lesioni, fu ricostruita la facciata con un rosone circolare e un piccolo campanile con archi a sesto acuto, dopo aver allungato la chiesa di circa sette metri. Degli inizi di questo secolo è invece l’attuale altare di marmo. Vari interventi si susseguirono in tempi diversi, tanto che degli antichi materiali restano solo le strutture murarie. Tra i muri portanti si intravedono alcuni spezzoni di colonne usati come materiali di riutilizzo. Lo stesso pavimento della chiesa era costituito da poderose lastre di trachite squadrate e levigate, messe in opera tra il 1706-1707 e scalzate da pochi decenni per far posto a un pavimento in graniglia. Attualmente la costruzione presenta scarso interesse artistico, ma ha un grande valore spirituale per la popolazione che ha conservato una grandissima venerazione per questo santo protettore e guaritore, che gli antichi chiamano “Basile Mannu Dottore”e che ancora gode di grande prestigio. La devozione al santo, molto sentita dagli abitanti di Samugheo, è attestata da un manoscritto datato 13 agosto 1583, in cui si parla di una processione fuori paese che il rettore Baldassarre Deligia fece con la statua di San Basilio, seguito da tutto il popolo. È da presumere comunque che il culto fosse assai più antico della data citata, anche se la festa vera e propria appare ben strutturata, con il suo obriere maggiore, solo a datare dal 1603. Mesi prima della festa is oberaios si preparavano per la questua in onore del santo, sa pedida'e Santu Asile. Andavano di casa in casa, di ovile in ovile, di aia in aia. Le campane cominciavano a suonare per annunciare i questuanti che uscivano per la raccolta e la gente si preparava ad offrire al santo, secondo le proprie disponibilità, frumento, formaggio, o qualche pecora. Il tutto sarebbe servito per organizzare la festa, alla quale convenivano diverse persone, anche dai paesi vicini. I questuanti si presentavano alle aie vestiti a festa, con i cavalli bardati e sa bertula colorada, la bisaccia delle feste. Is oberaios avevano sempre, durante la questua, una tabacchiera piena di tabacco da naso Dopo l’offerta porgevano sa tabachera e ognuno prendeva un pizzico di quel tabacco che inspirava volentieri, come se fosse il santo in persona ad offrirlo. In onore di San Basilio veniva organizzata una corsa di cavalli con premi in danaro chiamata sartiglia. Ne fa cenno un manoscritto del 1620, che tra le spese sostenute per la festa inserisce anche la somma di lire sarde otto come premia a los caballos de la sartilla. Per competere in questa gara, che oggi viene chiamata palio, convenivano anche dai paesi vicini, forse sollecitati dal premio in danaro che questa comportava. Esiste però un'altra gara in onore di Santu Asileddu (si allude con questo nome a una piccola statua di San Basilio) riservata esclusivamente ai cavalieri locali. È chiamata sa cursa 'e su pannu ed è più antica della precedente. Tale corsa, fino agli anni venti, si teneva lungo la via principale del paese. I cavalli partivano da Sa Rughe 'e pedra, attraversavano il centro abitato e terminavano la corsa davanti alla chiesa del santo. Anc???? ora oggi i vecchi dividono il paese in due parti, seguendo la linea di percorso che facevano i cavalli. Tre giorni prima della festa is oberaios con is oberaieddos, i priori accompagnati da bambini, girano per il paese portando con sé Santu Asileddu e mostrando su pannu. Chiedevano un offerta e davano in cambio un pezzo di fettuccia benedetta . http://spazioinwind.libero.it/s_2k/samugheo/ |
Vincitori: Franco P., Elvira U., Alberto P., Marcella V., Anna S., Gisella S., Valeria B., Giovanni V., Fabiola O., Giampaolo D., Marino F., Laura A., Simonetta G., Silvana C., Antonella S., Tito Z., Ponziana L., Marta B., Antonello E., Andrea P., Maura S., Roberta V., Omar M., Daniela M., Marina C., Mauro S., Antonio C., Raimondo P., Paolo T., Francesco T., Dylan M., Lavia B. | |
Carbonia Alla fine del 1936, l'A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani) con il metodo dei sondaggi individuò il bacino Sirai-Serbariu che si rivelò di eccezionale vastità. La previsione di una intensa attività nei nuovi pozzi e del conseguente afflusso di manodopera suggerirono il progetto di una nuova città operaia vicina alle miniere ed al porto di S.Antioco che doveva assicurare il trasporto dei materiali estratti in loco. Inaugurazione della città La nuova città, chiamata Carbonia, fu costruita in poco tempo ed inaugurata da Mussolini il 18/12/1938. Dal punto di vista architettonico è caratterizzata dai tipici elementi della città fascista. Al centro si trova la Piazza Roma intorno alla quale sorgono i principali edifici: la Torre Littoria (alta 27.5 m ed oggi Torre Civica), il Municipio, la Chiesa, il Dopolavoro, il Cinema-Teatro e due grandi fontane. La Chiesa è in stile romanico-moderno, costruita, nella parte inferiore, con granito di Teulada e per il resto in trachite. Sono adiacenti la Canonica e il Campanile alto m. 46, riproduzione in piccolo di quello di Aquileia. Piazza Roma e edifici adiacenti (in costruzione) L'A.Ca.I. commissiona il piano regolatore della città al proprio ufficio tecnico, crea un istituto autonomo per le case popolari, affida il compito di progettare la città agli ingg. C.Valle e I.Guidi, costruisce una centrale elettrica alimentata col Carbone Sulcis. Inizialmente gli spazi abitativi hanno tenuto conto della struttura piramidale dei ruoli esistenti in miniera e della gerarchia fascista: il centro è riservato alle case dei dirigenti (Villa Sulcis, oggi Museo Archeologico, era la residenza ufficiale del Direttore delle miniere di carbone della città), poco lontano si trovano le palazzine degli impiegati mentre modeste case per operai occupano i quartieri della periferia. Quartieri della periferia Dopo un primo periodo di intensa attività estrattiva, con l'avanzare della seconda guerra mondiale, il ritmo produttivo registra un notevole rallentamento. Alla caduta del fascismo, vi è una ripresa (il Carbone Sulcis rappresenta l'unico combustibile disponibile in Italia per il rilancio dell'apparato industriale nazionale) ed una seconda fase dello sviluppo di Carbonia sia dal punto di vista demografico che economico. Ma ben presto la riapertura dei mercati internazionali e la concorrenza del carbone straniero, avvia l'industria mineraria ad una crisi lenta ma inesorabile che diede luogo ad una vasta mobilitazione operaia e cittadina. Questa, insieme con quella delle vicine industrie di Portovesme, ha creato in tutto il Sulcis una difficile situazione economica a cui si cerca di dare una risposta soprattutto attraverso attività quali turismo, cultura e servizi. http://www.comune.carbonia.ca.it |
Vincitori: Gianni S., Angelo P., Laura P., Giuseppe G. | |
Chiesa di San Vincenzo - Siris (Or) |
Vincitori: Graziano M., Gigino S., Antonio C., Maria B., Paolo C., Antonino P., Gan N. | |
Vulcano spento "Monte Lisiri - Ittireddu (SS) |
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