Come ogni primavera, si ripropongono gli spettacolari i panorami nella natura selvaggia, visibili dalla Roccia dell’Orso e dalla Fortezza di Monte Altura, sull’Arcipelago de La Maddalena.
Roccia dell’Orso e Fortezza Monte Altura. Dal 1° aprile, tutti i giorni nuovamente visitabili i siti culturali di Palau
Da sabato 1° aprile, i siti turistico culturali di Palau saranno nuovamente visitabili tutti i giorni, per tutti gli appassionati di questi luoghi e per sostenere l’offerta di Servizi del Comparto Turistico.
Tra le più ambite gite fuori porta dei sardi c’è da sempre la policroma costa gallurese. Rosei graniti, sbucano tra cupi e brillanti toni di verde macchia mediterranea, puntinata di fiori, o nell’infinità dei toni azzurri del mare.
Come ogni primavera, si ripropongono gli spettacolari i panorami nella natura selvaggia, visibili dalla Roccia dell’Orso e dalla Fortezza di Monte Altura, sull’Arcipelago de La Maddalena.
Come ogni anno, giunti a marzo si scaldano i motori per la ripartenza della Stagione Turistica. Anche nei siti culturali di Palau si procede alacremente. Oltre alle consuete manutenzioni del verde ed ai riordini generali, questo inverno si è lavorato per la completa ri-musealizzazione dei percorsi di fruizione.
Decine di nuovi pannelli illustrativi stanno venendo installati in tutti e tre i siti, per potreli vivere in modo ancora più immersivo, esperienziale e consapevole, tra spunti di storia, architettura, geologia, biologia, leggende e tanto altro. Saranno spunti di contestualizzazione per le guide, come sempre presenti, a disposizione dei visitatori. Ma per i fruitori che sceglieranno la visita in autonomia, oltre alle grandi immagini ed ai testi tradotti nelle quattro principali lingue (IT, EN,FR, DE), la presenza dei QR-Code e la buona copertura di rete (o wifi), consentiranno la facile consultazione (on line o scaricando i pdf) delle informazioni dai propri smartphone. Sono in fase di implementazione anche le audioguide multilingua, anch’esse scaricabili on line.
Per informazioni non esitate a visitare il sito www.museipalau.com o a scrivere Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o ancora a contattare il 3470913032.
La Roccia dell’Orso, soprattutto per chi conosce il nord della nostra isola, è il simbolo stesso della Sardegna. Giunti nel comodo parcheggio custodito, i circa 500 metri di cammino attrezzato, si percorrono in quindici minuti di passeggiata, lungo un panoramicissimo itinerario che si dipana sino alla vetta (122 metri slm), sotto la “pancia dell’Orso”.
Attraverserete una inebriante macchia mediterranea, rigogliosa e interrotta da mozzafiato affacci sul mare policromo della Costa Smeralda. Le imponenti rocce granitiche, tafonate dalle forze della natura, ispirano la fantasia, che vi ritrova i più disparati esseri ed oggetti. Grazie ai puntuali cartelli esplicativi delle piante che incontrate lungo l’itinerario, potrete scoprire curiosità ed imparare a riconoscerle. Gli Addetti, lungo il percorso ed in vetta, vi racconteranno di questi luoghi che nel II secolo d.C. il geografo greco Claudio Tolomeo battezzò (pare per primo) “Arcti Promontorium”, appunto “Promontorio dell’Orso”. Vi racconteranno della popolazione dei Lestrigoni, mangiatori di uomini che, secondo l’Odissea di Omero (X libro), qui incontrò Ulisse, sbarcatovi per approvvigionare le sue tre navi in una fonte detta ‘Artacia’ (ossia “dell’Orso”). Le secentesche torri aragonesi difesero queste coste dalle invasioni piratesche saracene e nuove fortificazioni si susseguirono negli anni. Sin dall’inizio del cammino, guardando verso est, si domina l’omonima fortezza di Capo D’Orso, protagonista della narrazione nei libri di scuola sulle vicende belliche, tra cui la più celebre, quella triste che la associa all’affondamento del famoso incrociatore Trieste, con i suoi 77 marinai a bordo (1943).
La Fortezza di Monte Altura, appuntisce la splendida cupola granitica alle spalle di Palau, spiccando nel paesaggio circostante per la sua forma rilevata e imponente, che si staglia nel cielo, con la sua forma complessiva simile ad una ziqqurat. L’imponenza sul territorio ed il meraviglioso colore rosa del granito di cui è costituita, varcato il grande portale di granito delle mura, lasciano spazio alla visione della maestosa rampa gradonata che conduce sino alla parte sommitale, lasciando all’interno della rocca i depositi di armi ed i magazzini di viveri, gli alloggi e gli spazi comuni. Non a caso si fregiava del titolo di fortezza più bella in Europa. Mentre la Capo d’Orso doveva battere lo specchio d’acqua ad est, l’Altura batteva lo specchio d’acqua a ovest. Entrambe costruite sul finire del 1800 dai Savoia, per proteggere la Sardegna in caso di un nuovo tentativo d’invasione delle flotte francesi comandate da Napoleone Bonaparte, che avevano già tentato l’invasione della Sardegna nel 1793. D'altronde in quelle acque fu poi autorizzata la fonda delle navi inglesi comandate dall’ammiraglio Nelson, da cui i Savoia accettarono le garanzie di protezione. Ma quelle erano da sempre le acque delle scorribande piratesche, contro cui combatterono i nuragici, migliaia di anni avanti Cristo, insediandosi a breve distanza dalla costa, ma anche gli spagnoli aragonesi nel seicento, che vi costruirono torri costiere di avvistamento e difesa.
Torchi, aratri e gioghi custoditi nel Museo Etnografico ricordano che gli uomini s’impegnavano alacremente con i lavori nei campi. Il duro ciclo delle stagioni spingeva tutti, uomini e donne, ad attendere con trepidazione il periodo dei matrimoni e delle feste campestri, imperdibili occasioni di socializzazione al ritmo dei giri di scottis. La Gallura più autentica abita qui, all’interno del Museo Etnografico di Palau, nella sua collezione di storie, tra olivastri e graniti, dove sembra che non ci sia il mare. In un paesaggio punteggiato dal candore degli stazzi assolati, inizia la storia della civiltà che li abitò. Dentro lo stazzo riattato che custodisce il museo, gli oggetti sono intrisi di storie, tramandano sensazioni, regalano visioni dal passato. E così, nel Museo Etnografico sogniamo l’odore dei formaggi, evocato da li fulculi esposte, il profumo del caffè appena tostato rivive nei tostini appesi accanto alla ciminea, mentre lu baliri in sughero, una volta colmo di acqua fresca, campeggia su lu balastragghju. Le caldarroste pare che scoppiettino ancora nella padella di ferro, in lontananza il ricordo del profumo delle arance raccolte in grandi corbule poste ai piedi del letto si mescola con quello dei ravioli serviti con la truddha schiumante. Una busciaccara rammenta che poche erano le distrazioni della donna gallurese, sempre indaffarata nel suo ruolo di amministratrice, in quel mondo misterioso fatto di amuleti e di cristiana devozione. Un luogo per scoprire come vivevamo, per conoscere da dove veniamo.